La dottoressa Bertolini Floria, specialista dermatologo a Padova, Vicenza e Rovigo, ha pubblicato su Notizie ASM – periodico di educazione alla salute  dell’Associazione – anno 27, n° 2 – Luglio- Dicembre 2021, pagg. 11-13, un articolo che compendia le manifestazioni più frequenti sulla pelle, dovute all’infezione causate dal Covid- 19.

L’infezione da COVID-19 può causare alcune manifestazioni della pelle, in maniera diretta o per uso dei dispositivi di protezione.

L’infezione da Sars-Cov2, che è causa della pandemia di COVID-19 tuttora in corso, provoca soprattutto febbre, tosse, bronchite e polmonite, diarrea, alterazione dell’olfatto e del gusto. Fin dall’inizio, comunque, si è avuto il sospetto che alcune manifestazioni cutanee potessero accompagnare questa infezione virale.

Copertina "Educazione alla Salute" luglio - dicembre 2021

Copertina “Educazione alla Salute” luglio – dicembre 2021

Manifestazioni variegate

La pelle, infatti, è spesso un indicatore della presenza di malattie infettive. Nel caso del COVID-19, le lesioni cutanee non sono sempre presenti, e la loro tipologia varia soprattutto in relazione all’età. E’ interessante notare come nel novembre del 2019, prima che l’epidemia si manifestasse in Italia, si fossero riscontrate patologie cutanee che a posteriori sono state ricondotte, grazie alle tecnologie diagnostiche acquisite durante la pandemia, al contagio da virus Sars-Cov2, che quindi era già presente all’epoca nella nostra popolazione. Tornando alle diverse categorie di lesioni cutanee conseguenti al COVID-19, ne sono stati segnalati indicativamente sei tipi, qui elencati in ordine decrescente di frequenza: manifestazioni cliniche che ricordano il morbillo (eruzioni morbilliformi) sia agli arti che al tronco; manifestazioni cliniche che ricordano la varicella (varicelliformi);  manifestazioni cliniche che ricordano l’orticaria (orticarioidi); manifestazioni simili ai geloni ai piedi e alle mani; manifestazioni simili ad ecchimosi da trauma (livedo reticularis); manifestazioni di colore rosso vinoso agli arti inferiori, che possono evolvere in ulcerazioni (vasculite).

I geloni (eritema pernio) insorgono alle estremità nei periodi stagionali più freddi, mentre le lesioni simili causate da COVID-19 possono apparire anche con temperature esterne elevate. In generale, la durata delle patologie cutanee che abbiamo evidenziato è di circa 12 giorni, ma i sintomi dei geloni persistono per circa 22 giorni. Quest’ultimo tipo di manifestazione cutanea è prevalente tra i bambini o i ragazzi molto giovani, che non avevano avuto altri sintomi della malattia virale, o avevano evidenziato soltanto sintomi molto attenuati. E’ frequente che non si abbia conferma del contagio tramite il tampone o il test sierologico, poiché queste ricadute compaiono tardivamente rispetto al contatto con il virus. Tuttavia, nell’anamnesi di questi bambini o ragazzi c’è sempre una positività per il contatto diretto con familiari conviventi affetti da COVID-19. Tra i bambini contagiati dal virus Sars-Cov2 si è riscontrato inoltre un aumento della sindrome di Kawasaki, una vasculite (infiammazione dei vasi) che interessa le arterie coronariche, vale a dire i vasi che irrorano il cuore. A livello della cute la malattia può esprimersi con manifestazioni morbilliformi oppure orticarioidi, comparsa di rossore intenso alle palme delle mani e alla pianta dei piedi, lingua a fragola, labbra secche e mani e piedi gonfi. Questa sindrome colpisce bambini di età compresa fra 1 e 8 anni circa. Le forme patologiche cutanee più severe sono le vasculiti, ossia le infiammazioni di arteriole, che si osservano invece soprattutto nelle persone più anziane e sono le più complesse da trattare.

Mascherine e problemi cutanei

Per evitare il contagio, in questi tanti mesi di pandemia abbiamo imparato che i nostri comportamenti sono importanti: fondamentale è il distanziamento tra le persone, l’utilizzo di mascherine, che sono tra i cosiddetti Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), e l’igiene delle mani. I DPI, soprattutto per chi è costretto ad usarli per molte ore al giorno, a volte fanno soffrire la nostra pelle. Tra gli operatori sanitari sono state rilevate, in persone predisposte, dermatiti allergiche da contatto, provocate dall’utilizzo, per molte ore al giorno e per molti giorni consecutivi, di occhiali protettivi, mascherine molto aderenti, guanti, camici monouso. Nella popolazione normale di ogni età le problematiche legate all’uso delle mascherine, inclusa quella appena menzionata, sono state decisamente meno frequenti, soprattutto perché le mascherine vengono indossate per un minor numero di ore consecutive al giorno. Inoltre, vengono utilizzate mascherine meno aderenti alla pelle. Si notano, comunque, maggiori recidive di rosacea (couperose), patologia che è sensibile al calore e agli sbalzi di temperatura: questa ricaduta si spiega con il fatto che la mascherina trattiene il calore della pelle. Anche l’acne infiammata si ripete nelle zone in cui le mascherine sono più aderenti, per un’azione meccanica di ostruzione della secrezione sebacea esercitata sulle ghiandole del sebo nelle zone di appoggio del dispositivo al volto. Naturalmente entrambe le patologie possono essere controllate con la terapia che si effettua di routine per entrambe, in base al grado di infiammazione al momento della visita dermatologica. Infine, si è riscontrato che la secchezza della pelle, nelle persone che soffrono di eczema costituzionale, può accentuarsi causando una dermatite irritativa, in quanto il materiale sintetico che compone le mascherine disidrata ulteriormente la pelle già tendenzialmente secca. In simili casi, basta solo compensare l’effetto indesiderato del dispositivo con una maggiore idratazione della cute, evitando detergenti che la sgrassano molto e utilizzando creme idratanti con maggiore frequenza.

Gel e mani irritate.

Anche l’uso ripetuto di gel igienizzanti per le mani o la loro frequente detersione è causa spesso di dermatiti irritative. In particolare, ne soffrono le persone con eczema costituzionale, dato che per la loro patologia di base hanno una barriera cutanea più fragile rispetto al resto della popolazione. Per la prevenzione dell’infezione da Sars-Cov2 è assolutamente necessaria l’igiene delle mani, ma l’abitudine di idratare adeguatamente la pelle delle mani, già presente negli atopici (cioè persone costituzionalmente allergiche), non deve essere abbandonata, anzi va incrementata allo scopo di compensare la necessità di usare sostanze sgrassanti per liberare le mani dal virus.